Anna Tedesco (Palermo)
Corrado Pavolini, «Scenario» e la questione della regìa d’opera nel primo Novecento

 

Nel marzo 1944, a guerra ancora in corso, l’editore libraio Ticci di Siena dà alle stampe un volume intitolato Lo spettacolo teatrale, che contiene uno dei primi testi di ambito italiano dedicati espressamente alla regia d’opera. Ne è autore il fiorentino Corrado Pavolini (Firenze 1898- Cortona 1980), poeta, drammaturgo, traduttore, giornalista e uomo di teatro. Figlio di Paolo Emilio, illustre orientalista, nonché fratello del gerarca fascista Alessandro, dal 1936 Pavolini si dedicò intensamente alla regia (teatrale, operistica, radiofonica, poi televisiva), scrivendone anche su riviste quali «Scenario». E in effetti il volume del 1944 raccoglie in parte anche testi già apparsi su quella rivista.

L’interesse per la sua riflessione critica e il suo lavoro quale regista d’opera sorge anche dalla sua collaborazione alle prime messinscene moderne di opere del Sei e Settecento, quali L’incoronazione di Poppea di Monteverdi (Firenze 1937), l’Olimpiade di Vivaldi (Siena 1939), Aci e Galatea di Händel (Firenze 1940), Dido and Aeneas di Purcell (Firenze 1940), Armida di Gluck (Firenze 1941), l’oratorio Guglielmo di Aquitania di Pergolesi (Siena 1942). In qualche modo e probabilmente non con intento deliberato, Pavolini fu uno dei protagonisti della riscoperta del repertorio operistico “antico” che avveniva in particolare nel Festival del Maggio Musicale Fiorentino, creato nel 1933, e nelle Settimane musicali di Siena.

Grazie a documenti d’archivio, testimonianze giornalistiche e fotografie, il presente intervento mira a ricostruire il contesto e le caratteristiche di alcuni di questi allestimenti, in contrappunto con gli scritti critici di Pavolini.