Aurèlia Pessarrodona (Barcellona)
Cimarosa tra i vulcani della Garrotxa: l’opera italiana del Settecento nei fondi catalani (progetto IFMuC)

 

È noto che l’opera italiana, sia seria sia comica, costituì il repertorio più interpretato in tutta l’Europa settecentesca, non solo con successo di pubblico, ma anche con un grande influsso nelle produzioni musicali autoctone. Ciononostante, sappiamo ancora poco sulla recezione dell’opera italiana al di là dei centri teatrali principali che conservano fondi storici. Un esempio è la regione della Catalogna, la cui capitale, Barcellona, benché sede di uno dei teatri d’opera pubblici più attivi del Settecento, non conserva tracce nel suo fondo antico, che comprende solamente libretti a stampa, documenti amministrativi e il caso eccezionale della partitura di Così fan tutte di Mozart.  

Tuttavia, grazie al progetto IFMuC (acronimo di “Inventaris dels Fons Musicals de Catalunya”) dell’Università Autonoma di Barcellona, cominciamo a conoscere meglio la recezione in Catalogna di questo importante repertorio. Questo progetto, diretto dal Prof. Josep Maria Gregori, dall’anno 2001 sta portando avanti, con pazienza e costanza, l’inventario dei fondi musicali della Catalogna: fino ad ora sono state registrate quasi 300 collezioni di manoscritti musicali, di cui 17 sono state catalogate, schedando circa 1000 compositori e 10358 opere.  Tra questa vasta quantità di materiale musicale sono stati trovati frammenti di opere liriche del Settecento che ci offrono importanti informazioni sulla recezione e sulla pratica di questo repertorio. 

A questo proposito, l’archivio parrocchiale della chiesa di Sant Esteve di Olot, capitale della comarca vulcanica della Garrotxa (Girona), costituisce un caso particolarmente interessante, poiché custodisce un totale di 77 opere di musica teatrale di compositori del Settecento e primo Ottocento come G. Farinelli, N. Piccinni, P. A. Guglielmi, D. Cimarosa, A. Rosetti, A. Tozzi, V. Trento, G. Tritto, S. Palma, G. Paisiello, B. Galuppi, N. Jommelli, F. Paër e A. Tarchi. Alcuni di questi frammenti appartengono a opere liriche rappresentate nel Teatro di Barcellona; si sa, infatti, che il bolognese Antonio Tozzi fu il compositore della compagnia italiana d’opera del teatro della capitale almeno dal 1781. Sono ancora da indagare le ragioni della conservazione di un tale repertorio in una città così inaspettata come Olot, anche se a priori sembrerebbe legata a rappresentazioni domestiche in salotti aristocratici.   

Lo scopo di questa relazione è stato, pertanto, quello di far conoscere questi fondi catalani catalogati nell’ambito del progetto IFMuC e la loro importanza per uno studio approfondito sulla circolazione e sulla pratica (pubblica e privata) del repertorio italiano in Europa, a partire dal caso concreto della musica teatrale italiana del Settecento e primo Ottocento custodita nell’archivio parrocchiale di Sant Esteve d’Olot.