Adriana De Feo (Vienna)
Apostolo Zeno in Arcadia: Il Tirsi e Il Narciso a confronto (1696, 1697) 

 

È col dramma pastorale che Apostolo Zeno si affaccia alla poesia per musica nel vivace clima socio-culturale della Venezia di fine Seicento: dopo il primo fortunato libretto Gl’inganni felici (1696), dramma per musica in tre atti d’ambientazione arcadica, seguirono nello stesso anno Il Tirsi, dramma pastorale messo in musica da Antonio Lotti per il Teatro di S. Salvatore, e l’anno successivo la pastorale per musica Il Narciso, rappresentata ad Ansbach con la musica di Francesco Antonio Pistocchi, maestro di cappella del margravio di Brandeburgo.

I due libretti, sebbene siano stati scritti solo a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro, presentano caratteristiche molto diverse tra loro: Il Tirsi, nonostante l’ambientazione arcadica, tratta ‒ come lo definisce Zeno stesso nell’avviso al lettore ‒ di un pastore infedele nel quale il librettista si è «proposto di figurare uno di questi amanti alla moda […]». Dal punto di vista drammaturgico il libretto si discosta molto sia dai drammi pastorali degli autori veneziani coevi, sia dallo stile poetico dello Zeno stesso, il quale sembra aver fatto con questo testo un’esperienza poetica che sarà poi esclusa dall’edizione complessiva delle sue Poesie drammatiche (Venezia, 1744).

Nel Narciso invece il drammaturgo definisce il carattere dei due protagonisti «nobile e novo», per un testo certo conforme alle rappresentazioni alla corte di Ansbach; una scrittura da inquadrare nelle strette relazioni artistiche e diplomatiche che la città lagunare intratteneva con numerose corti  europee, tra cui quella degli Hannover.

La relazione mette a confronto i due libretti contestualizzandoli nell’ambito della pastorale a Venezia alla fine del Seicento.