Maddalena Bonechi (Firenze)
Le “Varie musiche” di G. B. da Gagliano: prassi esecutive nelle confraternite fiorentine 

 

Gli studi musicologici relativi alla nuova esperienza linguistica del canto da camera in stile recitativo nella Firenze di primo Seicento si sono concentrati soprattutto sulle caratteristiche compositive ed estetiche di singoli brani o di interi libri di “Musiche” a una o più voci e basso continuo (Tim Carter), sui rapporti di committenza e sui ruoli sociali tra protettori e protetti (Janie Cole, Suzanne Cusick), e ancora, nel filone dei gender studies statunitensi, sul mecenatismo femminile, in particolare durante le reggenze di Cristina di Lorena e di Maria Maddalena d’Austria e nel tessuto conventuale cittadino (Kelley Harness); più in ombra è rimasto invece l’interesse per altri luoghi e spazi, quali le confraternite o le dimore di nobili famiglie, nonché per la dimensione performativa.

Il primo e unico libro di musiche a una o più voci e continuo di Giovanni Battista da Gagliano (1594-1651), dato alle stampe nel 1623 a Venezia per i tipi di Alessandro Vincenti e dedicato al nobile fiorentino Baccio da Sommaia, sebbene sia opera di un compositore rilevante nel panorama fiorentino di inizio Seicento, non è stato finora oggetto di attenzioni specifiche. Per una serie di elementi la raccolta costituisce un caso particolare nell’ambito della varietas contenutistica tipica dei libri di “Musiche” di quegli stessi anni: la forma dei testi poetici è molto varia (18 canzonette, tutte caratterizzate da un evidente sperimentalismo metrico-rimico, 4 madrigali, 2 sonetti, 1 stanza di canzone, 1 componimento in terzine); le intonazioni di tipo durchkomponiert e di tipo strofico, a una o due voci con continuo, non escludono brevi interventi polifonici, benché solo in pochi casi; i contenuti profani convivono a fianco di un discreto numero di poesie spirituali, non di rado provenienti da un originario contesto drammatico e riconducibili dunque a prassi rappresentative, diffuse sia negli ambienti delle confraternite sia a corte, che videro Gagliano attivamente impegnato come musicista.

Il presente contributo prende in esame alcune di queste composizioni per ricostruirne, anche sulla scorta di fonti librettistiche e di documenti d’archivio, l’originaria destinazione e le modalità esecutive. Ho considerato in particolare: Ecco ch’io verso il sangue, composta con ogni probabilità per la Compagnia dell’Arcangelo Raffaello, presso la quale il musicista fu maestro di cappella; Non sdegnar tra i nostri balli e O notte amata, tratte rispettivamente dai drammi di Jacopo Cicognini Il Martirio di Sant’Agata e Il gran Natale di Christo, entrambi rappresentati nel 1622; È morto il tuo Signore, Care amorose piaghe e Tu languisci e tu mori, o Giesù mio, collegabili alla spiritualità penitente caratteristica della Compagnia di San Benedetto Bianco, di cui Gagliano fu membro.